Introduzione alla collana
La via è lunga e il cammino è malvagio – Dante
Le idee dominanti di un dato tempo non sono se non le idee della classe dominante – K. Marx e F. Engels
Viviamo in un periodo drammatico della storia mondiale, per molti versi unico. Quindici anni fa la crisi finanziaria globale gettò il mondo in una spaventosa crisi che costrinse governi e banche centrali a interventi per migliaia di miliardi, ponendo così fine alle illusioni sull’efficienza e la stabilità dei mercati finanziari. Sebbene la fase più acuta di quella crisi sia finita e le banche siano state salvate, la crisi del 2008 ha segnato l’inizio di un cambiamento epocale. L’iper-globalizzazione è in crisi. In una prima fase, sostanzialmente sino alla pandemia, abbiamo assistito solo a una stagnazione del processo di ulteriore globalizzazione, ma le catene produttive mondiali hanno continuato a dominare la produzione mondiale. La pandemia ha mostrato quale fragilità si nasconda in una simile articolazione dei processi produttivi ed è anche stata l’occasione per l’accelerazione di un regolamento dei conti sul piano delle politiche commerciali. La guerra in Ucraina ha segnato la definitiva svolta verso un mondo separato in blocchi politico-economici che, a differenza di quanto succedeva durante la guerra fredda, non sono solo rivali politici ma anche diretti concorrenti economici. Si fa strada una nuova divisione internazionale del lavoro basata sulle coalizioni politico-economiche. E a prescindere da quale coalizione si tratti, al centro dell'attacco ci saranno sempre i lavoratori. La fase sarà segnata da guerre commerciali, lotta per la conquista di materie prime e mercati esteri, abnorme sviluppo degli arsenali bellici.
A partire dagli anni ’80 il conflitto capitale-lavoro ha visto una netta prevalenza delle ragioni delle imprese. Stagnazione salariale, peggioramento delle condizioni di lavoro, distruzione dello stato sociale, privatizzazioni, hanno aiutato una concentrazione del reddito e della ricchezza senza precedenti. Mai nella storia dell’umanità così pochi hanno avuto così tanto rispetto a tutti gli altri. I circa 2.000 miliardari nel mondo sono più ricchi dei 4,6 miliardi di persone che hanno meno risorse. La distribuzione del reddito è andata sempre più a vantaggio dei redditi da capitale, con un contestuale calo drammatico della quota ai redditi da lavoro. Questo è il mondo che la globalizzazione e la finanziarizzazione hanno costruito nei decenni. Su tutto questo incombe il cambiamento climatico che accentua le disuguaglianze e la povertà. La transizione a un’economia sostenibile, lungi dall’essere occasione di giustizia sociale, è l’ennesima fiera della speculazione e dell’elargizione di fondi pubblici ai privati. Nel frattempo la fiammata inflattiva del 2022-2023 ha distrutto decenni di aumenti salariali.
La vittoria del capitale nella distribuzione del reddito non sarebbe stata possibile senza una sua vittoria politica e ideologica sulla sinistra. La caduta del muro di Berlino è stata l’occasione per la liquidazione di ogni istanza di progresso sociale. La socialdemocrazia storica si è rassegnata a gestire l’esistente in modo indistinguibile da altri partiti, salvo qualche richiamo ai diritti umani e civili, comunque disattesi una volta al governo. La totale introiezione dell’ideologia e degli interessi del capitale si nota nella scomparsa del pensiero critico non solo nelle direzioni delle organizzazioni storiche della sinistra, ma anche nella quasi totale bonifica avvenuta a livello accademico e dell’intellettualità più in generale. Se togliamo alcuni meritevoli casi isolati, dall’università ai centri studi ai media l’unica voce che si ode è quella delle imprese: ci vogliono più profitti, tagliare i salari per essere più competitivi, tagliare le pensioni in favore dei fondi pensione, chiudere scuole e ospedali pubblici per aprirne di privati, e via confindustriando. Con la guerra tutto questo è peggiorato dalla retorica da guerra fredda dei nemici da sconfiggere lavorando alacremente allo sforzo bellico. Non si parlerà di oro alla patria solo perché al giorno d’oggi le valute sono sganciate da ogni riferimento aureo.
Non sono mancati in questi anni importanti movimenti in controtendenza, sia sul piano sindacale e politico che intellettuale e teorico. Tuttavia si sono rivelate fiammate, apprezzabili, interessanti ma limitate. È importante impostare una battaglia politica ma anche ideologica e teorica di lunga lena. Questo richiede lo sviluppo di analisi economiche, sociali, politiche dei principali argomenti all’ordine del giorno. Richiede anche una polemica serrata con le tesi del capitale, tanto più necessaria oggi poiché esse guidano gran parte del gruppo dirigente politico e delle organizzazioni storiche della sinistra, soprattutto in Europa. Questi dirigenti credono di essere moderni ma sono invece la quintessenza dell’antiquariato intellettuale e condannano il movimento alla subalternità.
Lo scopo di questa collana editoriale è contribuire a questa necessaria battaglia teorica e politica rivolgendosi in primo luogo agli attivisti sindacali e ai giovani in prima linea nel conflitto sociale della nostra epoca. La strada è accidentata ma possiamo giovarci del pensiero dei grandi che ci hanno preceduto e con Marx ricordiamo che la teoria diviene una forza materiale quando le masse se ne sono impadronite. Aiutare questo passaggio è il senso del nostro lavoro.
Redazione: Giacomo Cucignatto, Lorenzo Esposito, Matteo Gaddi, Nadia Garbellini, Joseph Halevi, Roberto Lampa, Gianmarco Oro
Luca Lombardi
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AA.VV
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Recensione sull'espresso
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